Nel 1545 Marco Mantua Benavides era al culmine della sua carriera e incaricò lo scultore e architetto Ammannati di costruire per lui “l’Arco che egli ha fatto come que’ di Roma”.
Il passaggio centrale dell’Arco è delimitato da mezze colonne doriche scanalate simili a quelle palladiane (l’architetto Palladio (1508-1580) e lo scultore Ammannati fecero conoscenza nella cerchia di Mantua Benavides).
Nelle edicole laterali si trovano due statue a grandezza naturale: a sinistra Apollo e a destra Giove. Nei pennacchi, due eleganti Vittorie reggono corone d’alloro e rami di palma. Al centro, sopra il passaggio, due putti tengono un nastro con il motto del committente: “ID FACERE LAUS / EST QUOD DECET / NON QUOD LICET” (“E’ un elogio fare ciò che è giusto, non ciò che è permesso”).
L’Arco fu molto danneggiato dal tempo e dalle intemperie, perché costruito con la poco resistente arenaria dei colli Berici del Vicentino. Nel 2003, fu eseguito un restauro conservativo dagli attuali proprietari.